Oggi parliamo con Paolo Ghiddi, agricoltore dell’azienda vinicola San Polo, ubicata alle porte di Castelvetro di Modena attorno ad un ex convento settecentesco sorto sulle rive del torrente Guerro, a ridosso delle colline appenniniche. Un luogo quasi magico immerso nel verde delle colline modenesi.
Nata in un ex convento settecentesco, l’azienda vinicola San Polo, nasce in un borgo rurale alle porte di Castelvetro di Modena. Nasce dall’intuizione di nonno Giuseppe, che la rilevò nel 1938 per coltivare il proprio sogno, costruire una tenuta per produrre vini tipici di qualità.
Tramandata di generazione in generazione, oggi l’azienda agricola San Polo è condotta dal nipote Paolo Ghiddi, che dal 1994 ha trasformato l’azienda convertendola in totale biologico. Tanta innovazione, ma con i piedi ben saldi nella tradizione.

Paolo ci racconti un po’ di storia della tua famiglia e di quando hai preso in mano l’azienda?
Mio nonno acquistò il fondo nel 1938 e da lungimirante commerciante decise di intraprendere la strada della coltivazione della vigna per produrre del buon vino.
Io sono subentrato a pieno regime nel lontano 1989 e dopo pochi anni siamo stati pionieri nella coltivazione biologica della quale andiamo molto fieri.
Che tipo di innovazione hai apportato alla tua azienda di famiglia?
Il mio mio obbiettivo principale è quello di produrre vino biologico senza additivi e continuare a raccogliere l’uva a mano. Nella nostra azienda produciamo anche farro biologico e ortaggi biologici che si possono degustare nel nostro suggestivo ristorante dove offriamo prodotti locali tra cui i famigerati “borlenghi” e di stagione.

Come nasce la passione per i vini di qualità?
Nasce già da un’idea di mio nonno per l’appunto che ho sposato a pieno considerando il fatto che il buon bere come il buon mangiare non solo soddisfa i palati, ma ci nutre e costituisce da dentro. Siamo ciò che mangiamo e beviamo. Da una citazione di IPPOCRATE “Lascia che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”
Voi producete vini con metodo ancestrale, ci spieghi cosa significa? Che differenze ci sono rispetto a un metodo tradizionale?
Con il metodo ancestrale si intende la seconda fermentazione del vino che avviene in bottiglie stese con il solo ausilio dei lieviti indigeni del vino stesso. Questo processo permette la conservazione della genuinità del prodotto che viene maneggiato il meno possibile.

Quante etichette di vino producete?
Produciamo 5 etichette tra cui Lambrusco dell’Emilia con metodo ancestrale, Lambrusco Grasparossa DOC, Trebbiano dell’Emilia, Rosato dell’Emilia ed un Rosso fermo da uve Grasparossa , grande scommessa di qualche anno fa.
Un’altra attività importante della vostra azienda agricola è la produzione degli aceti, avete un’acetaia? Quanto è antica?
La nostra acetaia che chiamiamo affettuosamente “Celestina” che era mia madre, ha quasi 100 anni. Il nostro è un aceto di nicchia prodotto a livello famigliare ed esclusivamente prodotto dal mosto delle nostre uve biologiche.
5 parole che descrivono il vostro angolo di paradiso?
Pittoresco, antico, unico, pace, serenità.
