Oggi parliamo con Stefano Furini, uno dei fondatori della comunità sarda Asphodel
Stefano ci parli della comunità Asphodel e perché avete deciso di costituirla?
Abbiamo deciso di fondare Asphodel perché il settore dell’apicoltura è in forte crisi e abbiamo capito che solo unendo le forze possiamo far sopravvivere l’apicoltura, in particolare quella biologica che ha bisogno di un’attenzione particolare viste le tante incertezze legate ai cambiamenti climatici e alle malattie delle api.
Asphodel è una comunità e, come tutte le comunità, si regge sul reciproco sostegno di tutti i suoi membri; se uno di noi ha dei problemi nella gestione delle sue famiglie di api viene aiutato dagli altri in modo che poi il sistema regga gli urti del clima e del mercato.

Voi attuate tutti i processi di un’apicoltura sostenibile per proteggere le api dall’estinzione, state riuscendo a realizzare questo sogno?
Nonostante le tante difficoltà vediamo segnali positivi, anche grazie al supporto reciproco che ci diamo. Oggi la parte più complessa non è l’allevamento delle api, pur faticosa, ma l’accesso ad un mercato giusto che ricompensi l’apicoltore per la sua fatica e per il suo rischio imprenditoriale. Per questo motivo noi crediamo che l’unico modo per portare avanti una apicoltura sostenibile, sia creare un patto con i nostri clienti, una reciprocità che ripaghi gli uni e gli altri. Apicoltori con un reddito che gli permetta di stare in piedi e clienti che cercano una qualità del prodotto che soddisfi i loro palati raffinati e le loro esigenze.
Vi siete dati l’obiettivo di salvare la biodiversità per vivere una vita migliore, cos’è in progetto Netzero?
Netzero per noi significa annullare le emissioni di tutti i nostri processi produttivi a partire dal nostro stile di vita, fino alle azioni che svolgiamo quotidianamente con le api. Cerchiamo di lavorare secondo processi completamente ecosostenibili a partire dalla produzione fino all’invasamento. Per esempio i nostri vasetti sono di vetro o plastica riciclata e compensiamo la nostra CO2 attraverso la piantumazione di alberi e piante mellifere nei nostri terreni.

Perché la Sardegna è un luogo così speciale per la salvaguardia delle api? Che tipi di miele producono le api sarde?
La Sardegna, grazie al suo naturale isolamento geografico, ha la grande fortuna di preservare una biodiversità naturale che non ha molti eguali in Europa. La biodiversità è fondamentale per le api perché permette alle famiglie di mantenere una “dieta equilibrata”, esattamente come per gli essere umani. Il fatto di poter bottinare fiori che provengono da una natura incontaminata rende le api sane e forti e le rende meno vulnerabili ai cambiamenti climatici e alle varie malattie che attanagliano il settore apistico odierno. Inoltre la Sardegna ha la fortuna di avere delle fioriture che si susseguono naturalmente e garantiscono alle api un raccolto costante. Si parte con la fioritura di marzo di asfodelo, una pianta endemica (da cui prendiamo il nome) e che origina un miele molto dolce e leggero, e passiamo alla lavanda nel mese di aprile e il cardo a maggio, fino ad arrivare al rovo di giugno e all’Eucalyptus di luglio.
Durante l’arco di questi mesi raccogliamo anche il miele che in gergo viene chiamato millefiori ma che noi chiamiamo “Macchia Mediterranea” perché proveniente da tantissimi fiori tipici del nostro territorio appunto e finalizziamo la nostra produzione ad ottobre quando, un anno su tre, riusciamo a produrre il raffinatissimo miele di corbezzolo, un miele unico al mondo perché è possibile produrlo solo in Sardegna ed in Corsica.
Questa dieta molto speciale, oltre a rendere le api sane e forti come già detto, produce dei mieli speciali unici al mondo. Inoltre, un altro grande vantaggio della nostra terra è che le terre dedicate all’agricoltura intensiva e all’industria sono molto poche rispetto al resto d’Italia e ciò dà la possibilità di evitare i pesticidi tipici dell’agricoltura intensiva, ed altri agenti inquinanti dispersi nell’aria o nei fiori.

Perché scegliere il miele di un piccolo apicoltore rispetto a quello della grande distribuzione?
Riteniamo che scegliere i prodotti di un piccolo produttore sia un’azione politica come ama definirla Carlin Petrini, fondatore di Slow Food. Si tratta infatti di una scelta fatta dal consumatore che può cambiare le regole economiche in quanto determina un passaggio diretto del prodotto dal produttore al consumatore, andando perciò a ripagare chi fa la maggior parte del lavoro per il suo sforzo.
Oggi il sistema purtroppo ancora non funziona così dal momento che il consumatore ha una percezione del prezzo del prodotto abbastanza definita e rigida e il valore trasferito al produttore è molto basso rispetto al prezzo finale. In agricoltura in generale si calcola che questo valore sia attorno al 10% del prezzo finale. Questo può determinare due cose: la prima, che il produttore può tendere a produrre abbassando la qualità del suo prodotto e la seconda, che può tendere a svendere , perdendo l’opportunità di innovare la qualità della produzione e di mettere sul mercato ciò che vorrebbe o potrebbe. Sono infatti tanti gli apicoltori che, scoraggiati dall’incontro con il mercato, abbandonano questo bellissimo lavoro e si allontanano dagli ideali che li avevano mossi inizialmente. Molti di loro, se avessero un riscontro degno sul mercato, lavorerebbero meglio e potrebbero immettere sul mercato tanti prodotti eccellenti. È proprio questo ciò che Asphodel sta cercando di fare con la sua comunità, ma sappiamo che si tratta di un processo difficile e costoso.

Asphodel organizza anche corsi per diventare apicoltore biologico, a chi vi rivolgete e come si svolge il vostro corso?
Abbiamo capito che l’unico modo per diffondere la cultura della produzione biologica sia insegnarla. Oggi in Sardegna solo il 10% circa della produzione è biologica e ci piacerebbe che questa percentuale crescesse ma capiamo le difficoltà. Fare un’apicoltura bio infatti presuppone certe regole che rendono la gestione delle famiglie molto impegnativa ed è difficile riuscire a fare questo mestiere con le difficoltà di accesso al mercato di cui si è ampiamente parlato. Pertanto fare corsi per aiutare soprattutto i giovani a imparare come gestire gli alveari per evitargli i tanti errori dietro l’angolo dovuti all’inesperienza, può essere un incentivo importante per spingere verso una gestione biologica.
I nostri corsi sono molto pratici, infatti si volgono sempre in apiario, e sono organizzati in modo da poter seguire tutto il ciclo della vita della api da primavera fino alla primavera successiva. 14 lezioni di 4 ore ciascuna nelle domeniche presso i nostri apiari nella zona di Olbia: e da quest’anno siamo anche online sul nostro canale Youtube